La discriminazione di genere e la violenza contro le donne

Qualche giorno fa ho incontrato Mattia Settimelli, ideatore e creatore del blog diversamentemaschio.com per capire se le nostre rispettive realtà potessero avere dei punti di contatto e, in caso affermativo, quali potessero essere.

Come ben sanno gli associati e gli utenti di Super Minus, noi affrontiamo la questione di genere alla luce del diritto antidiscriminatorio e quindi non propendiamo per un genere piuttosto che un altro, bensì tuteliamo – o almeno ci proviamo – chiunque possa subire, o aver subito, un’azione discriminatoria in relazione a determinati fattori vietati e tipizzati, tra cui senz’altro il genere.

Questa premessa è stato il mio “buon giorno” nel rivolgermi a Mattia. E ciò solo perché volevo che gli fosse chiaro, fin da subito, quale fosse l’ambito di azione di Super Minus e la sua posizione rispetto al sesso.

Detto ciò, Super Minus è certo consapevole dell’esistenza di uno stretto e significativo legame tra
discriminazione di genere e violenza contro le donne. Legame che evidentemente viene da lontano e si innesca nella struttura sociale e culturale della relazione donna/uomo che, a sua volta, incide nei rapporti sociali che stanno alla base della costruzione della società e dell’egemonia culturale e politica di un paese dove, per lungo tempo, la posizione di marginalità della donna è stata tradizionalmente riconosciuta a fronte di una indiscussa dominanza maschile.

Questa iniquità altro non è che lo specchio di squilibri di potere e disparità di ruolo tra uomini e donne che si rifanno storicamente alla egemonia degli uomini sul piano del rapporto di forza tra i generi.

In base a queste considerazioni, dunque, la violenza di genere è senz’altro un fenomeno sociale, legato a ruoli e a comportamenti diversi che la società attribuisce ai due sessi, ma è anche un fenomeno culturale se si considera il fatto che è la stessa società ad accettare questa diversificazione di ruoli e di comportamenti.

Ebbene questa accettazione racchiude un chiaro retaggio culturale in base al quale la donna è percepita in relazione all’uomo come potenzialmente predisposta a subire determinate aggressioni e quindi a diventare soggetto passivo di certi reati.

Queste ed altre riflessioni più tecniche, hanno indotto il legislatore ad introdurre nel nostro ordinamento la c.d. legge sul femminicidio (d.l. 14 agosto 2013, n. 93, conv. Dalla l. 15 ottobre 2013, n. 119) che ha introdotto nel settore del diritto penale sostanziale e processuale una serie di misure, preventive e repressive, per combattere proprio la violenza contro le donne per motivi di genere. Tra queste misure, c’è il reato di femminicidio. Questo delitto ha la peculiarità di “personalizzare” la vittima e di circoscrivere il contesto dell’azione all’ambito del rapporto intersoggettivo tra autore e vittima. In altre parole, quindi, il reato di femminicidio si perfeziona quando un uomo in relazione con una donna la uccide perché donna e non quindi con l’ uccisione di donne tout court, ossia per qualsiasi causa e in qualsiasi contesto.

Forte di queste convinzioni e con l’auspicio di contribuire ad educare le nuove generazioni e magari di cambiare un pochino le vecchie, Super Minus ha quindi accettato di accogliere all’interno del suo network il blog di Mattia Settimelli, al quale dà il benvenuto, augurandogli fin da subito buon lavoro!

Angela Furlan, Avvocato